Comuni
Comune di Villamagna
-
Comune di 2.459 abitanti facente parte dell'Unione delle Colline Teatine.
STORIA
Il toponimo è la testimonianza più eloquente dell’insediamento romano presente sulla collina; si compone del termine latino "villa", cioè residenza di campagna o fattoria con podere, e dell’aggettivo "magnus-a-um", cioè grande, importante. Nella bolla di Papa Nicola II del 1059 si parla di "castellum de villa magna", mentre nel 1308 è citata "villaMajna". Dopo la decadenza romana ci fu l'avvento dei monaci benedettini, che nell' 870 abitavano il convento di San Severino. Nel XII secolo il monastero della località era sottoposto al cenobio di San Liberatore a Majella, di Serramonacesca. Con la decadenza di quest'ultimi, il vescovo-conte di Chieti si impossessò del centro con il favore dei Normanni. Nell' XIII secolo, la borghesia locale e la nobiltà mostrarono insofferenza verso il potere vescovile, finché nel 1272 ci fu la ribellione dell'arciprete e di alcuni nobili. Solo nel 1450 la demanialità fu attuata. Nel 1461 Re Ferrante d'Aragona donò Villamagna alla città di Chieti. Nel 1525 Carlo V la infeudò ad Antonio di Sava, mentre nel 1567 Filippo II la diede ad Agostino Scipioni che fu nominato Barone di Villamagna. Il vescovo teatino fra Filippo Valignani, un tempo proprietario di tutto il centro, conservava ampi possessi ed il bel palazzo vescovile, in cui risiedeva durante i suoi soggiorni estivi. Si viveva quindi a quel tempo una doppia feudalità: l'una avallata dall'autorità regia e l'altra dal vescovo teatino. Nel 1727 il vescovo teatino concesse a D. Giuseppe de Palma de Artois in enfiteusi il Palazzo Vescovile. Nel 1800 Villamagna apparteneva al duca Caracciolo di Gessopalena. La popolazione di Villamagna è stata da sempre costretta a difendersi dalla costante minaccia delle invasioni turche, essendo uno dei centri della vallata del Foro più esposti al pericolo che veniva dal mare. Da tranquilla "villa" romana, già luogo di mercati ed incontri della gente del luogo, dopo la caduta dell’ Impero Romano, Villamagna dovette fortificarsi con palizzate e rudimentali mura. Con l’arrivo dei Benedettini nel IX secolo, la prosperità agricola e commerciale si accrebbe, così come il pericolo dei saccheggi: non è un caso se la titolazione del monastero fu fatta a San Severino, santo che in vita si oppose al nemico (lungo il Danubio fermò un’onda di selvaggi che portava distruzione e saccheggi) e che poteva essere invocato nelle lotte antisaracene. L’impianto urbanistico fu fortificato con il "castellum" nel XI secolo, frutto della trasformazione del piccolo centro agricolo in una roccaforte inespugnabile. Con la decadenza benedettina il culto antisaraceno di San Severino si affievolì e crebbe invece quello di Santa Margherita (si racconta che alle porte della città ella riuscì a fermare i turchi invasori). La minaccia turca ebbe il suo epilogo nel 1566.
DA VISITARE
Il centro antico di Villamagna, di epoca altomedievale, si caratterizza per l’impianto urbanistico a "spina di pesce" o a "pettine". Nel sito attualmente occupato dalla chiesa parrocchiale e dal palazzo arcivescovile era edificato il fortilizio altomedievale, la cui memoria è rimasta nei toponimi "civitella" e "castello". Altro importante edificio religioso è il convento di San Francesco, collegato con la parrocchia dall’attuale Via del Popolo, asse principale al quale corrispondono delle traverse ortogonali, le “rue” o “rughe acquarie”, che delimitano lotti rettangolari. Tali rue nel medioevo erano a servizio delle singole abitazioni per consentire gli accessi e il defluire delle acque meteoriche o domestiche, tramite un solco o canale di scolo tracciato in mezzeria. Di impianto medievale risultano anche Piazza Marconi e Largo mercato o Fiera, situate in prossimità della cinta muraria. Di notevole interesse religioso è la Chiesa di Santa Maria Maggiore, costruita tra il 1730 ed il 1750, con la collaborazione dei mastro-fabbricatori Giuseppe Zannolli, milanese e residente a Miglianico, e Giovanni Battista Bossi, milanese e residente a Villamagna. L'altare maggiore, a marmi policromi, è un prestigioso esempio di arte barocca napoletana; fu ordinato nel 1745 ad artisti napoletani, e fu terminato nel 1764. Nella decorazione sono riproposti temi floreali filiformi, con l’inserimento di diversi pannelli e medaglioni ad altorilievo, in cui sono rappresentate scene sulla vita del Cristo, sull’ Antico Testamento e sulla vita di alcuni santi. All’interno si possono ammirare opere di Donato Teodoro, Ludovico De Majo e Antonio Sarnelli. Adiacente alla chiesa parrocchiale, la cappella "del Monte dei Morti" o "della Pietà"; fu costruita intorno al 1586, e restaurata nella decorazione da Giovanni Del Ponte nel 1977. All’interno è ammirabile una ricca collezione statuaria (sec. XVII-XVIII) tra cui le statue del Cristo Morto, dell’Addolorata, di Santa Margherita, San Domenico Abate, Sant’Antonio di Padova, Sant’Emidio Vescovo, Madonna del Carmine, San Mauro Abate, Santa Lucia, Immacolata, San Rocco, San Nicola, Madonna del Suffragio,Sacro Cuore e San Giuseppe. L’edificio più imponente del centro è il palazzo Battaglini, le cui facciate sono lisce pareti di mattoni a vista. Unica nota decorativa è il cornicione terminale, realizzato con semplici dentelli di mattoni e sporgenze di tegoloni o coppi da tetto. All’interno un elegante cortile rettangolare, al quale si accede mediante l’androne coperto con volta a botte con lunette; esso è fiancheggiato da una loggia di archi a tutto sesto con volte a crociera e pilastri rettangolari a spigoli smussati.
TRADIZIONI E CURIOSITA'
Ogni anno, il 13 luglio, ed ogni primo sabato di agosto in versione serale, si rinnova la festa di Santa Margherita ed i saraceni. Narra la leggenda che questa avrebbe scongiurato l’invasione del paese e la decimazione dei suoi abitanti, sbarrando, sotto la forma fisica di una trave incandescente, il passo ai saraceni che, nel 1556, dopo aver attaccato i paesi della costa, stavano penetrando verso l’interno. Per rievocare questo miracolo la mattina del 13 luglio dopo le cerimonie religiose e la processione durante la quale la statua della Santa attraversa le strade del centro, ha luogo, tra l’entusiasmo di tutto il paese, la rappresentazione di una battaglia di cui sono interpreti i saraceni, la gente di Villamagna e la Santa. Un folto gruppo di giovani, vestiti alla turchesca, armati di lance e scimitarre, alcuni a cavallo, altri a piedi, marciano, con fare minaccioso e mimando una incursione, verso il paese. La rappresentazione si conclude con la conversione dei saraceni a cui vengono offerti dolci e vino, mentre la Santa riceve in dono canestri ricolmi di grano e ciambelle. La presenza di questi doni cereali induce a classificare la festa, al di là della leggenda di fondazione che fa riferimento ai saraceni, in quelle agrarie di ringraziamento, anche perché un dato ora perduto, ma di cui fanno menzione i folcloristi del secolo scorso, documenta la presenza, durante la processione, di fanciulle che sfilavano recando in testa conche di grano ed ornate di rami di basilico e di giovani che procedevano appoggiandosi a pertiche, in cima alle quali era posto un mazzo di spighe e di fiori.
Hotel, Agriturismi, Bed and Breakfast, Ristoranti, Pizzerie, prodotti tipici nel comune diVillamagna
Nessuna Categoria Trovata nel Comune di Villamagna