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Mozzagrogna : Arte, Storia, Cultura, Prodotti Tipici, Dove dormire, Dove mangiare, Cosa fare nella Provincia diChieti.

Comuni

Comune di Mozzagrogna

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Comune di 2.237 abitanti, adagiato su una verde collina che guarda la Valle del Sangro, presenta due centri abitati (Mozzagrogna e Villa Romagnoli); il resto della popolazione è sparso per le campagne coltivate a vigna e uliveti. Degli antichi boschi sono oggi rimasti piccoli querceti sparsi qua e là.

STORIA

Non ci sono notizie precise sulle origini di Mozzagrogna, se non che anticamente era chiamato Villa Schiavone in quanto fondato da una colonia di Schiavoni qui stanziati nel XVI secolo. Molti storici locali fanno risalire l’insediamento schiavone a famiglie albanesi che cercarono rifugio nell’opposta sponda adriatica. Alcuni si fermarono nelle Puglie, altri risalirono le coste del Molise e dell’Abruzzo, fondando o ripopolando villaggi abbandonati, altri infine si stabilirono nel lancianese. Una famiglia schiavona, quella dei Costantini, si stabiliva intanto vicino alla Villa diruta di Santa Vittoria dando più tardi il suo nome al nuovo villaggio che vi sorgerà, Villa Pietra Costantina. All’alba del 15 agosto 1505 i capi famiglia di questa Villa si trovarono raccolti in pubblico parlamento perchè una delle solite epidemie, peste, colera o altro, infieriva nel lancianese. Il parlamento decise di innalzare una chiesa intitolata a San Rocco che diede poi vita ad una comunità costituente il primo nucleo della futura Mozzagrogna oltre che ad un pullulare di piccole ville e casali. Il secolo XIX è stato quello in cui le Ville vennero affrancate da Lanciano per poi diventare, alcune di esse, dei comuni veri e propricon la legge del 19 gennaio 1807, Mozzagrogna, Pietra Costantina e S.Maria In Baro vennero riunite sotto un unico comune denominato La Comune delle Ville di Lanciano. Spazzati via i nomi di Parlamento e Università, le Ville Riunite ebbero come capo un sindaco con due primi eletti. Nel 1867 accaddero due fatti importanti ed ancora negativi per la vita di questo paese: il colera, con altri morti, lazzaretti ed esposizione della statua di S. Rocco; e la creazione della parrocchia di S. Rocco, separata quindi da quella di S. Maria In Baro. II Comune di Mozzagrogna non ha quindi un centro storico formato con un significato intrinseco e leggibile; i due nuclei costituenti gli agglomerati di Mozzagrogna e Villa Romagnoli non hanno mai avuto mura di cinta e si sono sviluppati secondo un sistema spontaneo e non regolamentato in alcun modo; non esistono edifici costruiti in epoca anteriore al 1870. Agli inizi del '900 cominciava la costruzione del Palazzo dei Marcantonio; l'imponente fabbrica, in puro stile liberty, impiegò anche scalpellini toscani dei quali qualcuno restò e mise famiglia a Mozzagrogna. Villa Romagnoli nei giorni precedenti la Pasqua del 1921 era stata collegata telefonicamente alla rete di Lanciano. Nel 1926, fu nominato primo podestà di Mozzagrogna Francesco Cipolla che riuscì a dare le prime strutture materiali e civili al paese che avrebbero reso più vivibile l’ambiente, fino ad allora in balia del disordine pubblico. Il paese fu quasi del tutto distrutto dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Dopo la caduta del fascismo, l’armistizio e le truppe alleate ci fu il ritorno dallo sfollamento: oltre a piangere le case distrutte e la chiesa di S. Rocco in macerie, bisognava piangere anche i morti che quasi quotidianamente si avevano con le esplosioni delle mine nascoste nei campi. Al principio degli anni cinquanta iniziò quella odissea disperata che viene chiamata della seconda emigrazione, dapprima verso l’interno verso le grandi zone industriali come Milano, Torino Genova, poi ancora verso le Americhe, infine verso i paesi europei. Piano piano la tendenza si inverte, c’è un inizio di trasformazione da civiltà agricola a industriale con i problemi che un grosso impianto industriale come la SEVEL, ha portato e continuerà a portare nel nostro paese e in quelli ubicati nella Valle del Sangro, con l’insediamento di nuove famiglie del nord in un sorte di emigrazione alla rovescia e la corsa ad offrire spazi industriali e residenziali da parte dei comuni interessati.

DA VISITARE

In netto contrasto con tutto quanto sopra descritto, nel territorio visto nell’insieme esistono però due emergenze storiche ed architettoniche molto qualificate che meritano una particolare attenzione: Villa Marcantonio e il Castello di Sette. Così come sono stati individuati anche due siti archeologici di rilievo uno nella zona del centro urbano e l’altro nella zona di "Castel di Septe". Posto a ridosso del centro storico ed affacciato sulla vallata, il palazzo Marcantonio, di notevole bellezza e valore architettonico, costituisce un’emergenza ben delineata e visibile da tutta la bassa valle del Sangro tanto da assumere funzione di riferimento sul territorio rendendo facilmente individuabile l’abitato. Esso fu probabilmente progettato dal grande architetto Gino Coppedè, in quanto vi si notano notevoli affinità nei caratteri stilistici di Palazzo Pastorino a Genova e Palazzo Romagnoli a Firenze. Castello di Sette, posto sul lato sinistro della basse valle del Sangro, è forse, fra i castelli medioevali dei Frentani, il più famoso, denominato prima Septa poi Septe ed infine Sette. Fu costruito dai Longobardi dopo la distruzione di Lanciano nel 571, col preciso intento di renderlo autosufficiente in tutto. Infatti vi tenevano un forte presidio di soldati, una fabbrica di armi e per questo fu anche chiamato "Armannia". Si trattava di un centro abitato fortificato ed al suo interno erano presenti tre chiese (S.Pastore, S.Angelo, e S. Nicola). Tra il 1300 e 1400 per le molte distruzioni subite, probabilmente a causa dei terremoti, il castello fu abbandonato per essere poi ricostruito all'inizio dell'800 dalla famiglia dei conti Genoino, di origine napoletana, e di nuovo distrutto dai bombardamenti dei 1943. Recentemente è stato oggetto di ricostruzione ed è sede di un’importante attività ricettiva.

TRADIZIONI E CURIOSITA'

L'8 dicembre avviene processione della statua della Madonna; lungo il tragitto sui balconi delle case vengono stese lenzuola bianche finemente decorate. Qualcuno ricopre il manto stradale di petali di rose. Tornata in piazza, prima della messa, la statua è messa sulla soglia della Chiesa girata verso la piazza affollata come per vedere gli spari pirotecnici in suo onore. Nei campi vengono accesi dei falò.

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