Comuni
Comune di Bucchianico
-
Sito a pochi chilometri da Chieti è un Comune di 5.247 abitanti, posto su un colle a 371 m s.l.m. da cui si gode un ottimo panorama, che spazia dalla Maiella all'Adriatico.
STORIA
Il territorio di Bucchianico, data la vicinanza con la pre-romana città di Teate, Chieti, era già abitato con terreni in parte disboscati e utilizzati per coltivazioni, e ciò in ragione del fatto che il distretto Marrucino svolse per secoli la funzione di vastissimo e ricco agro di Teate, che divenne "municipium" con propri magistrati e governo ma sotto il controllo di Roma, cui pagherà un tributo. Nelle località Santa Maria Casoria e sulla collina stessa del paese sono stati trovati degli stanziamenti rurali romani, e la collina del castello ospitava verosimilmente un santuario dedicato ad Ercole: tutto questo perché la naturale direttrice di espansione di Teate non poteva che essere l’ovest, per cui molte “gentes” teatine promossero attività agricole nell’agro di Bucchianico, che ebbero proprietà nell’agro a meridione di Teate e a buon diritto possono considerarsi come colonizzatrici del posto e in un certo senso progenitrici della stirpe locale (ne sarebbero una “spia” gli attuali cognomi bucchianichesi, nonché chietini, Sulpizio, Di Luzio, Di Muzio, Vezio, ecc.). Durante i secoli dell'Impero l’utilizzazione di ampia parte dell’attuale terra di Bucchianico s'estese di molto e si consolidò nel tempo, e forse la prima terra massicciamente colonizzata fu quella del versante sinistro dell'Alento, e poi Casoria, Frontino, Piana, in cui sono stati raccolti reperti databili a quell’epoca. La decadenza dell’impero s'avvertì in provincia in maniera molto meno marcata della Capitale, per cui a Teate e dintorni seguitò la vita di sempre, finché nel 410 subì un tragico assalto da parte dei Visigoti, i suoi abitanti conversero allora su Teate, mentre la parte di essi che non riuscì o non volle essere ricoverata rimase dispersa sul territorio, creando progressivamente delle agglomerazioni da cui ebbero origine centri ancora esistenti, quali, nelle vicinanze, Ripa Teatina, Villamagna, Tollo, Manoppello, Scafa ecc. Agli Ostrogoti succederanno i Goti, che nel 535 furono sconfitti dal bizantino Belisario, e il dominio Bizantino in Abruzzo durò poco, sostituito da quello Longobardo, ma lasciò tracce significative, tra tutte la "prammatica sanzione" giustinianea, che delegò molti poteri ai vescovi locali e rimase in vigore fino all’arrivo dei Normanni, nell’XI secolo. In tutti questi anni è da escludere una vera e propria colonizzazione della collina, e forse i primi “vici” sorsero nei luoghi ove nacquero le prime chiese: Santa Maria di Bassano, San Giovanni, Sant’Ilario cui si affiancheranno i relativi castelli, che continuavano a far capo all’ormai denominabile Chieti, che coi Longobardi dopo il 600, fu promossa a sede di “gastaldia”, da cui dipenderà buona parte dell’Abruzzo citeriore. A questo punto potrebbe aprirsi una pagina significativa, forse basilare, per una vera e propria nascita di Bucchianico: attorno all’880 un attacco dei Saraceni fu portato addirittura su Teate, e sembra essere sicuramente dell’anno successivo quella che distrusse l’abbazia Benedettina di Santo Stefano Di Rivomare e la contigua città portuale di Buca, poco a nord di Vasto. Di tale avvenimento è data notizia dal "Chronicon" di Santo Stefano redatto da Rolando monaco. Di Buca, città pre-romana di possibile origine greca sorta nei pressi di Punta Penna, parlarono molti scrittori d’epoca, ed è dunque probabile che, a seguito dell’attacco saraceno dell'881, fu abbandonata dai suoi abitanti, che in cerca di fortuna altrove s’indirizzarono verso zone sicure dell'interno possibilmente disabitate, per non suscitare risentimenti o astio nella popolazione residente e per mantenere una maggiore unità etnica. Tali considerazioni inducono allora a pensare che, proprio perché ancora disabitata, la collina di Bucchianico fosse colonizzata da questi profughi Bucani, che probabilmente ricevettero il placet del vescovo teatino, dato che il primo insediamento sulla collina rimase sottoposto “de jure” alla Curia vescovile di Chieti. A favore di questa tesi milita anche l’episodio del terremoto nel Molise del 1456, che distrusse completamente il paese di Ururi, assegnato 9 anni dopo dal vescovo di Larino ad un gruppo di albanesi in fuga dalla loro patria occupata dai Turchi. A favore della tesi dell’immigrazione bucana s’è espresso lo scrittore locale De Leonardis, il cui commentatore e critico Ernesto Jezzi assunse un atteggiamento possibilista: ciò senza contare, ma da sola la prova varrebbe poco, la trasformazione sequenziale “Buca, Bucano, Bucclano, Bucanico, Bucchianico”. Una prova indiretta, ma di peso non indifferente, che milita a favore di un’immigrazione iniziale, è che il numero degli abitanti di Bucchianico è stato sempre assai superiore del doppio o del triplo di quello dei centri vicini, v’è stata cioè censita una quantità di “fuochi” decisamente elevata che potrebbe trovare una plausibile giustificazione solo con apporti umani esterni. Quando il primo nucleo s'impiantò sulla collina forse fu semplicemente chiamato "villaggio" ed espresso nella lingua ormai presente da 200 anni, il longobardo, per cui il villaggio fu detto "Fara" o "faricciola" (piccola Fara), e prova potrebbe essere che il terziere più antico di Bucchianico ha conservato il nome antico di Farciola: il nome Bucanico o Bucclano entrò nell’uso molto più tari, al tempo dei Normanni, perché fino ad allora l’appellativo corrente fu “Fara di San Silvestro”, dal nome della chiesa principale del borgo. Nel Medioevo risulta nominato come Bullanicum o Bullanico di cui il suffisso -anicum indicava una proprietà prediale verosimilmente da Bucco, forse il nome di un patrizio romano che possedeva il territorio. Tuttavia la prima menzione è da ricercarsi nell'876 nel Memoratorium dell'abate casauriene Giovanni di Berardo quando cita le chiese di sant'Eleuterio e di san Paolo come possedimenti del Monastero di San Liberatore a Maiella come "in pertinentia de Boclanico". Del resto dopo questa nomina nulla si sa sull'origine del nucleo abitato di Bucchianico, tuttavia tra il 979 ed il 1016 sul versante sud-orientale del crinale del colle dell'abitato l'iniziale aggregato rurale venne trasformato in oppidum trasformandosi in un aggregato urbano provvisto di mura. Alla fine dell'anno 1000 esisteva sul crinale della collina una traccia viaria che conduceva al versante nord-orientale della collina, e su essa sorgerà il corso principale, e al colomo, detto "pizculum" o "pizzo", s'andava formando una via che ancora oggi prende il nome di Pizzoli. Nel 1034 Sant'Aldemario di Capua fondò il monastero di Santa Maria Maggiore e Sant'Urbano, monastero posto sotto il feudo del monastero di San Liberatore a Maiella (monastero anch'esso fondato dallo stesso santo) tuttavia, già nel 1033 esisteva nel centro abitato una confraternita di San Giacomo della chiesa dei Santi Angelo e Salvatore sita sul luogo dell'attuale caserma dei carabinieri. Pochi anni dopo il diploma di papa Niccolò, del 1059, le terre del comitato teatino furono conquistate dai Normanni, che, oltre a restituire o ristabilire i beni ecclesiastici, modificarono radicalmente l'amministrazione, che da troppo tempo era adagiata su antiche consuetudini: con i Normanni Teate diverrà importante e con essa Bucchianico, che rimase legata alla prima ma divenne autonoma, complementare e con pari dignità, e infatti entrambe divennero di pubblico demanio, come pure insieme ad esse molte città di cui i Normanni s'impadroniranno procedendo verso il Tronto. Nel 1076, dopo l'invasione normanna, il paese fu feudo di Roberto di Loritello che, nel 1085, dette il paese in giurisdizione al vescovo teatino del tempo. In questo periodo si vennero a creare due nuclei: il 1º corrispondente alla zona del Monastero di Santa Maria Maggiore e Sant'Urbano detta "Castellare" ed il 2º corrispondente al Castello ad alla zona detta Farciola. Tra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII secolo fu scelto di erigere un nuovo palazzo per l'università, come luogo fu scelto la piazza principale detta la "Platea Magna". la realizzazione del "Ridotto", la sala per le riunioni col popolo, completò la polifunzionalità dell'edificio: botteghe (piano terra e portico), religiosa (chiesa di san Michele al 1º piano) e politica (aula al 1º piano accanto alla chiesa). Nel XIII secolo gli ordini dei frati e monache mendicanti fondarono i conventi di Santa Maria delle Clarisse, Santissima Trinità dei Minori Conventuali, Di Santo Spirito dei Celestini e di Santa Maria Casoria dei Carmelitani. La fondazione di questi conventi portarono ricchezza al paese fino a tutto il secolo successivo. Nello stesso secolo la politica contro il feudalesimo di Federico II e carlo d'Angiò promulgò l'ampliamento dei centri urbani a discapito dei centri rurali, facendo così in modo che i due nuclei di Bucchianico vennero usi in uno che si tese a svilupparsi lungo la strada che costeggiava il crinale raggiungendo man mano l'attuale conformazione urbana. Tra il XIII ed il XIV secolo, per volontà degli Svevi ed Angioini si venne ad instaurare una organizzazione politico-istituzionale di stampo comunale. Si venne ad erigere così la cinta muraria a difesa della città. In questo periodo, il paese era diviso nei Terzieri di Pizzoli, di Mezzo e di Castellara. Nel 1423 Braccio da Montone è a Bucchianico per frenare l'avanzata di Muzio Attendolo Sforza, quest'ultimo al servizio degli Angioini. Bucchianico, essendo rimasta fedele alla Regina Giovanna II nella guerra tra Angioini e Durazzeschi (nel 1438 nei pressi vi fu un assedio da Alfonso d'Aragona), ebbe come premio la "demaniialità perpetua" come attesta un diploma del re Renato d'Angiò del 14 ottobre 1438. Bucchianico con la sua resistenza avrà salvato Chieti e si guadagnerà la fama di "città forte e fedele". L'ascesa degli Aragonesi al trono fece decadere il privilegio della demanialità, difatti gli spagnoli, nel 1456, concedettero il paese a Mariano d'Alagno, come Marchesato di Buccanica, successivamente il paese fu donato a Francesco de Riccardis ed, in seguito, fu di Chieti. Nel 1463 fu del condottiero Jacopo Piccinino. Nel 1473 fu della regina Giovanna che tenne il paese fino al 1504. Nel 1507 re ferdinando il Cattolico donò il paese a Bartolomeo d'Alviano. Nel 1518 il paese fu acquistato da Marino Caracciolo di Santobuono per 8000 ducati che la tennero a titolo di marchesato fino agli inizi del 1800. Alla fine del XVI secolo si sviluppò il commercio dei panni di lino e di seta e nella piazza vi erano almeno tre aromaterie (sorta di farmacie-spezierie). Nel 1550 vi fu la nascita di Camillo de Lellis, che dopo una gioventù dissipata come soldato di ventura, ebbe una profonda conversione, iniziando una vita caritatevole in varie località d'Italia e d'Europa, fondando a Roma l'Ordine dei Ministri degli Infermi: il marchese Caracciolo gli cedette poi, di fronte al convento francescano, un suo terreno ove insistevano alcuni antichi fabbricati e le due chiese di Santa Croce e San Cristoforo, di cui quest'ultima fu demolita dallo stesso Camillo per poter realizzare il convento, mentre l'altra fu solo restaurata, divenendo la chiesa dei Crociferi col titolo di SAn Carlo Borromeo: essa e il convento però non saranno ultimati quando il 14 luglio del 1614, Camillo morì a Roma, e solo nel 1764, dopo vent'anni dalla santificazione, tale chiesa cambiò il titolo in quello di San Camillo. La sua facciata è dei primi del '900, e la cripta dell'immediato dopoguerra, mentre il convento, attaccato al lato sinistro, è un felice esempio di architettura religiosa del '600; come gli altri anche questo convento non scamperà alla chiusura di Napoleone nel 1809, durata dieci anni, ma già nel 1866 con le leggi dell'esproprio, esso e la chiesa passarono al comune, e solo più tardi, con una particolare disposizione di legge, l'Ordine tornerà padrone di tutto il complesso, ora costituente il Santuario del fondatore dei Ministri degli infermi. Nel corso di questi secoli Bucchianico perse l'importanza e il fasto dei tempi passati, non farà più storia, la subirà, ma non allentò i legami con Chieti, con la quale, malgrado beghe territoriali, riuscirà a spartirsi i confini, e manterrà una considerazione e un affetto reciproci, al punto che le due città continueranno ad avere in comune usi, costumi e persino santi protettori. Dopo l'Unità d'Italia il paese si spopolò per via dell'emigrazione, specialmente verso le Americhe emigrazione che perdurò fino agli anni settanta dopodiché il fenomeno fece un'inversione di tendenza limitando parzialmente il calo della popolazione.Q
DA VISITARE
Luogo di sicuro interesse è la Calcara, un'antica fornace per cuocere i mattoni, trasformata in cappellina nel 1792. La facciata è in mattoni, il portale di gusto classico, il tetto a doppia falda con il campaniletto a vela. Alcune testimonianze giunte fino a noi attestano che la fornace veniva adoperata da Camillo de Lellis per la costruzione del convento, una leggenda racconta che un agnellino di nome Martino, tanto caro al Santo, fu gettato nel forno dagli operai e il Santo, poi sopraggiunto lo riportò in vita. In stile barocco è La Chiesa di San Camillo, adiacente al Convento, costruita tra il 1617 ed il 1642. La facciata, un semplice rettangolo in mattoni fu modificata più volte fino al 1921 come testimonia l'iscrizione posta sulla stessa. Di interesse storico sono il ciclo di affreschi nella sagrestia, eseguito nel 1690, composto di riquadri, tondi ed ovali. Dalla chiesa superiore si scende alla cripta, costruita nel 1958. Al centro è collocata l'urna con il cimulacro del Santo in legno dorato, accanto al corpo è posta la reliquia dei precordi. Di fianco al simulacro arde la "Fiaccola della Carità", benedetta da Papa Giovanni XXIII nel giugno 1960. Nei locali adiacenti vi è una Mostra permanente, composta di alcune sezioni; essa raccoglie reperti più significativi della vita e dell'opera di San Camillo, tra cui i resti della sua scarpa, la benda usata per fasciare la piaga del piede, alcuni ferri chirurgici del XVII secolo, dipinti, sculture, terracotte ed altro ancora.
TRADIZIONI E CURIOSITA'
La domenica precedente il 14 luglio ha luogo la cerimonia dell'Offerta dell'olio della Fiaccola della Carità che si svolge parte sull'Altare della Patria a Roma e parte a Bucchianico. E' la festa religiosa più importante di Bucchianico con ampia partecipazione popolare. La sera del 14 luglio hanno luogo in piazza i fuochi d'artificio, chiamati "castello" o "Morte di San Camillo" ricchi di girandole e fantasie pirotecniche. Dal 24 maggio, per un'intera settimanasi avviano i festeggiamenti di un evento importante conosciuto come i Banderesi. L'evento festivo trae origine da una contesa militare tra i comuni di Bucchianico e Chieti in epoca medievale. Narra la leggenda che, quando i bucchianichesi stavano per arrendersi agli assedianti chietini, il popolo accorse dalle campagne al paese per sottrarsi alle razzie dei nemici e portare così rinforzi di uomini, trasportando sui carri, come meglio potevano, tutto il necessario per la sopravvivenza all'assedio: provviste di cibo, legna da ardere, bestiame, vino ecc.. Contemporaneamente, Sant'Urbano, protettore del paese, apparve in sogno al capitano della guardia, il cosiddetto Sergentiere, suggerendogli un espediente che avrebbe disorientato gli avversari. Gli consigliò di far camminare gli uomini sugli spalti, seguendo una traiettoria a serpentina, in modo da creare un'illusione ottica; infatti i chietini, credendo di contare più uomini del previsto, si ritirarono in tutta fretta, sciogliendo l'assedio. La manifestazione inizia con la sfilata composta dai componenti della famiglia e gli abitanti della contrada del Banderese, figura indispensabile per la riuscita della festa. Alle porte del paese, il Banderese e la gente della campagna vengono accolti e salutati dal Sergentiere e dalla sua scorta armata che, con i loro costumi d'epoca, danno inizio alla rievocazione storica che proseguirà dal giorno 23 in poi. I due cortei, riuniti, entrano nel centro e dopo aver ringraziato Sant'Urbano nella Cattedrale, giungono nella piazza principale dove eseguono tutti la "ciammaichella", camminando a serpentina per imitare gli antichi soldati sugli spalti, accompagnati dal rullo dei tamburi e dalla musica di numerosi organetti.
Hotel, Agriturismi, Bed and Breakfast, Ristoranti, Pizzerie, prodotti tipici nel comune diBucchianico
Nessuna Categoria Trovata nel Comune di Bucchianico